sabato 20 aprile 2013

Contatto fisico e Approccio ad alto contatto


L’approccio ad alto contatto è quello che ho adottato io. Significa che:
-         si risponde sempre prontamente al pianto del bambino
-         si prende il bambino in braccio ogni volta che lo richiede
-         si dorme nella stessa stanza col bambino (a letto assieme o anche solo in camera assieme)
-         si allatta a richiesta
-         il bambino è accudito da più persone, non solo dalla madre (tutte persone in linea con questo approccio)
Questo approccio si contrappone a quello a basso contatto. Quello per intenderci che chiede che il bambino venga preso in braccio il meno possibile, anche se piange, che dorma da solo e mangi ad orari stabiliti, che venga adagiato in “contenitori” invece che preso in braccio e che impari a sostituire la madre con surrogati materni (ciuccio, copertina, pupazzino ecc.)
Bhe, non riesco ad immaginare che inferno sarebbe stato scegliere il secondo approccio per il carattere che ha dimostrato Gaia. E’ necessario però aggiungere una cosa: l’ approccio ad alto contatto sarebbe comunque stato molto difficile se non avessi avuto un supporto indispensabile: la fascia. Il primo libro che ho letto dopo la nascita di Gaia è stato “Portare i piccoli” di Esther Weber e quindi ci sono particolarmente affezionata. Mi ha convinto l’idea che, in linea con la mia scoperta di essere un mammifero, il mio cucciolo abbia i bisogni di un animaletto e sia semplicemente puro istinto. Quindi non fa “i capricci”…è solo che il suo DNA gli dice che se viene lasciato solo e non urla come un pazzo morirà di sicuro. Il pianto dei bambini è paura di morire.
E’ un cucciolo si, ma non tutti i cuccioli di mammiferi hanno gli stessi istinti. I gattini ad esempio sono dei nidiacei, ovvero hanno bisogno di fare poche poppate, e stanno bene se lasciati a tenersi caldo tutti insieme, così la mamma può andare a caccia mentre loro se ne stanno zitti. I cavalli invece sono nidifughi, ovvero come nascono si alzano in piedi e seguono la madre ovunque. Il cucciolo d’uomo con l’attento studio effettuato da questa autrice risulta essere un portato passivo. Ovvero non un koala, che si aggrappa alla madre con le sue forze e se ne va in giro con lei (portato attivo), ma un cucciolo che è fatto apposta per stare addosso a sua madre, ma ha bisogno di essere sorretto perché da solo non riesce a restare aggrappato.
Abbracciata questa filosofia, a seguito anche di un incontro informativo sull’uso della fascia a cui avevo partecipato quando ancora ero incinta, ho atteso che Gaia compisse un mese per iniziare ad usarla. Margherita, una mia amica con una bimba di un anno, venne a casa mia a mostrarmi nuovamente come legare la fascia e così…mi buttai. All’inizio era un po’ strano, non ero certa che avrei padroneggiato lo strumento, ma Gaia sembrava apprezzare e mi è bastato insistere ad esercitarmi per qualche giorno per acquisire sicurezza. Ne è valsa davvero la pena perché fino a quel momento Gaia l’avevo tenuta solo con le braccia e ora mi si stavano staccando!! Dei dolori alla schiena, in alto, che non presagivano nulla di buono. E Gaia aveva appena un mese!!
Con la fascia tutti i dolori sparirono e anche ora che lei pesa 10 kg, l’ho passata sul fianco e sulla schiena ok, ma il mal di schiena non lo soffro assolutamente ne finora l’ho mai sofferto. Gaia dimostra di aver un gran bisogno di contatto fisico, lo ricerca spesso. Ed è una gioia poterla accontentare ogni volta che vuole venire in braccio, senza fatica. I primi mesi ricordo che mi sedevo sempre a tavola con la bambina che dormiva nella fascia e le mangiavo sulla testa e i miei suoceri mi guardavano con pietà e mi dicevano ”…ma perchè non la metti giù?” Pensando che io fossi scomoda, che facessi fatica. E io sconsolata non riuscivo a fargli capire che a me andava bene così, che non era un problema, anzi, quella era la soluzione al mio problema, perché se cercavo di metterla giù la bambina si svegliava subito piangendo e allora addio cena, mentre se me la tenevo addosso eravamo entrambe contente e io non ero affatto affaticata, era come mangiare quando ancora avevo il pancione, tutto qui. Solo che non mi facevano male le costole finalmente! Ecco forse l’unica cosa era che avevo lo stomaco un po’ compresso, ma ripeto, sul piano della bilancia i benefici erano troppi paragonati ai piccoli disagi.
Inoltre devo aggiungere che il fatto di essermi portata addosso la bambina per tutti questi mesi mi ha conferito una tonicità muscolare a livello di braccia gambe e glutei che prima della gravidanza non ho mai avuto!! E’ stato come fare un allenamento progressivo di tonificazione muscolare. Altro che palestra, non sono mai stata così asciutta e soda.
Comunque con questa scelta non voglio dire che il passeggino l’ovetto e la sdraietta sono da demonizzare eh? Gaia sta nel passeggino volentieri quando io non ci sono e a volte ci sta volentieri anche quando io ci sono, però è lei a scegliere, è questo l’importante. Che non le venga imposto niente, che i suoi bisogni vengano sempre ascoltati. Non l’ho messa nella fascia perché non volevo metterla nel passeggino, l’ho messa nella fascia perché nel passeggino piangeva, voleva stare in braccio e io sapevo che non erano capricci, ma vero terrore di essere perduta, era bisogno di contatto. Ora che nel passeggino ci sta volentieri in braccio ci viene molto meno, ma le coccole sono sempre le coccole…non gliele si può mica negare!