venerdì 19 aprile 2013

Difendersi dai consigli non richiesti



Passo per una trasgressiva un pò fricchettona ma sinceramente ho imparato a non badarci, perchè questo è l’unico modo per vivere serenamente la mia maternità. Non ho la presunzione di dire che le mamme che non fanno come me sbagliano, ogni mamma è diversa, ogni bimbo è diverso e quindi ognuna deve trovare la propria “formula” della felicità. Io ho trovato la mia e non me la lascio togliere da nessuno.
Il problema della gente che si fa gli affari tuoi è l’unico vero problema che ho riscontrato nella mia esperienza finora.
Ho differenziato due casistiche: disapprovazione degli estranei e disapprovazione di parenti/persone a cui sei affettivamente legata.
Io ho risolto così.
Estranei: fregarsene e andare per la propria strada (la gente tanto non capisce,non posso pretendere che capiscano tutti, concentriamoci quindi solo sulle persone a cui siamo legati affettivamente). Esempio, dialogo tipo con la mia vicina di casa “Dorme nel lettino?” “Dorme benissimo, nel lettone con noi!” “Aaah! Che viziatella!” “No, no, è una scelta.” “Ah.” “Si chiama Approccio ad Alto Contatto. Ne siamo entusiasti!”. Questo di solito fa ammutolire l’estraneo di turno.
Parenti/persone a cui vuoi bene: io ho risolto il problema così. Gaia aveva 2 mesi e io non ne potevo più di piangere la notte a causa della pressione esercitata dalle critiche dei famigliari. Ho invitato tutta la famiglia al completo a cena (ho comprato le lasagne, col cavolo che riuscivo a cucinare) mi sono alzata e ho fatto un discorso al termine del quale la mia bambina si è profusa in gridolini di approvazione, come se avesse percepito che la mia tensione andava finalmente sciogliendosi. Il mio breve discorso faceva pressappoco così “Da quando è nata Gaia, le uniche notti che ho passato piangendo sono state quelle dei giorni in cui mi sono sentita giudicata nel mio ruolo di madre. Del giudizio della gente non mi sono mai preoccupata, ma il giudizio di parenti e persone a cui voglio bene ha un grosso impatto su di me e mi ferisce molto….io so che tipo di madre voglio essere e se dovessi avere dei dubbi vi assicuro che non esiterò a chiedervi aiuto e consiglio. Ma se ciò non avviene, ho bisogno che d’ora in avanti voi semplicemente mi diate fiducia e rispettiate le mie scelte senza intervenire. Ho bisogno di questo ora da voi, altrimenti questi bellissimi momenti che sono i primi mesi di vita della mia bambina rischiano di essere rovinati. So che mi volete bene quindi vi prego, aiutatemi ad essere serena. ” E poi avevo comprato una copia di un libro che ho consegnato a ognuno di loro. Era il libro “Besame Mucho” di Carlos Gonzales ma qualunque libro mi avesse ispirata sarebbe stato uguale, tanto il libro è solo un simbolo, è servito per sancire meglio il concetto. Sono abbastanza sicura che nessuno l’abbia poi letto, ma l’obbiettivo è stato comunque raggiunto perché da quel momento loro hanno fatto un passo indietro e io mi sono sentita davvero rispettata come madre. Ha funzionato alla grande.
Prima di fare quella “cena con discorso” ai parenti anche io avevo cercato di fermare le loro critiche in altri modi, prendendoli separatamente uno ad uno, alzando anche i toni a volte, ma non aveva sortito nessun effetto. E’ stato solo mettendoli tutti insieme e facendogli capire che i loro tentativi di aiutarmi mi erano più nocivi che utili, che è cambiato tutto. Anche perchè mettendoli tutti insieme e facendo un discorso generico ho evitato lo scontro diretto con le specifiche persone a cui quel discorso era diretto.
Un discorso a parte va fatto per il  marito/compagno, il papà del bambino. Lui è necessario che sostenga o per lo meno non ti intralci in queste decisioni la mamma, altrimenti è davvero dura farcela. Ho avuto la fortuna di avere sempre mio marito a supportarmi.

Racconto di uno Splendido Parto

di Elisa  (Mantova - Gennaio 2012).

Cara Irene, ecco le pagine del mio diario che raccontano della nascita di Viola.

38° SETTIMANA
Questa settimana è iniziata in modo interessante, con alcune notti un po’ movimentate tra visite notturne al bagno, doloretti tipo premestruali accompagnato da pancione indurito, le cosiddette contrazioni preparatorie insomma. Sono felice che ci siano queste novità. Però il sonno è profondo e molto riposante. Dormo meglio ora che al 7° mese!
Alla fine di questa settimana c’è la luna piena, chissà se è il tuo treno o se magari aspetterai il prossimo, la luna nuova del 24 dicembre…o magari te ne infischi delle lune e fai di testa tua!
Questa settimana ho concluso le ultime “commissioni”: le pratiche con l’ospedale per la raccolta del sangue del cordone ombelicale, ho ritirato i risultati delle ultime analisi del sangue e del tampone vaginale (negativo!!che bello, ora se mi si rompono le acque so che non ho fretta di andare in ospedale) e ultima visita con la Ollago, che ci ha confermato che va tutto benissimo e che sei già scesa (lo sospettavo visto che devo fare pipì ogni ora e che invece lo stomaco e le costole sono molto più a loro agio! Inoltre quasi ogni giorno sento ogni tanto una pressione lievemente dolorosa, in fondo al pancione:la tua testolina che pesa). Sei intorno ai 3 kg, ne troppo grande  ne troppo piccola, giusta insomma, come d’altronde sei sempre stata.
Insomma, è tutto pronto e tu puoi davvero arrivare da un momento all’altro. Sono un po’ agitata anche se non lo ammetto con nessuno, e mi è venuto in mente che questa mia celata agitazione potrebbe ostacolare l’avvio del travaglio, il che non va bene. Se mi chiedo: “Allora: se il travaglio partisse adesso? Come ti sentiresti?” e mi viene da pensare che mi sentirei più agitata che felice e penserei che non sono ancora pronta, perché devo mettere a posto la contabilità di casa, finire di scrivere una lettera a tuo padre (sto preparando una lettera per lui per il giorno del parto), impacchettare i regali di Natale, pulire il mouse del PC che non funziona bene…tutte scuse insomma. Quindi mi sono ripromessa di mettere a posto tutte queste formalità oggi stesso, così poi non ho più alibi e devo ammettere che sono davvero pronta e decidermi ad inviarti messaggi di “via libera”! Ho letto da qualche parte che il dolore del parto è funzionale proprio al fatto che altrimenti la mamma arriva a un punto tale di simbiosi che altrimenti farebbe fatica ad accettare la separazione che comporta la nascita del bambino. Credo ci sia del vero.
Tuo padre invece non sta più nella pelle, non vede l’ora che tu nasca! Io ovviamente spero che tu nasca entro la 41° settimana perché vorrei proprio evitare l’induzione, ma non ho tutta sta fretta di sentir iniziare il travaglio…anche se dovrei essere molto più tranquilla a riguardo. I dolori già dovrei conoscerli visto che da quando ho 13 anni ho dei dolori mestruali molto forti e avere un minimo di esperienza per saperli affrontare abbastanza bene, e poi il fatto che la Chiara (amica ostetrica) sia disponibile a venire ad assisterci durante il travaglio è molto rassicurante e mi permette di non farmi prendere dal panico di correre all’ospedale di Pieve, che tra l'altro dista un'ora da Mantova. Meglio restare a casa il più a lungo possibile. Forse le mie insicurezze riguardano più che altro la durata del travaglio, perché sono “allenata” a sopportare circa 4 ore, ma non so se davanti a 8-12 ore di travaglio sarò altrettanto brava. Però per lo meno questa volta è un dolore costruttivo, con un fine ben preciso che mi motiva molto alla sopportazione. Comunque devo dire che ho molta fiducia in te. Per come ho potuto conoscerti finora mi sei sembrata una bimba con le idee molto chiare, hai passato nove mesi a testa in giù, come se fossi sempre stata consapevole del tuo obbiettivo, ti sei allenata con singhiozzi e ginnastica, come una piccola atleta, ma hai anche sopportato con molta pazienza questa mamma che non si è molto risparmiata in fatiche e attività, hai guidato me e papà nel nostro rapporto con te, dimostrando il tuo interesse per le nostre carezze, per le nostre attenzioni verso di te. Insomma, so che sarai la mia piccola guida anche nel travaglio e nel parto. Dovrei solo abbandonarmi a te, a cui sembra che il tuo angelo custode abbia dato le istruzioni per uscire di lì, affidarmi a ciò che c’è in serbo per noi. Con tutte le preghiere che hanno accompagnato la nostra gravidanza, davvero non dovrei far altro che affidarmi ciecamente!
Giovedì era festa, L’Immacolata, e io e papà siamo andati al nostro ristorante preferito, Giallo Zucca, a cena. E’ il ristorante dove siamo andati quando abbiamo scoperto la gravidanza e dove abbiamo scelto il tuo nome quindi ci è piaciuto tornare lì ora che manca poco al tuo arrivo. E’ forse una delle ultime cenette che faremo noi due insieme, prima del tuo arrivo, anzi, speriamo che sia proprio l’ultima: ormai devi proprio raggiungerci qua fuori, Viola! Non parliamo che di te!


Alle ore 16:00 dello stesso giorno in cui ti scrivevo qui sopra, dopo aver impacchettato i regali di Natale e scritto la lettera a papà, mi si sono rotte le acque mentre mi accingevo a preparare una torta (ma non ne avevo granchè voglia stranamente…). Come se mi fossi fatta la pipì addosso. Sono corsa in bagno e asciugandomi ho riscontrato un liquido rosato. “Carlo…mi sa che mi si sono rotte le acque” ho detto a papà, che stava giocando con l’Xbox e ha subito salutato i suoi amici dalla cuffietta “Ragazzi, vi saluto, ho l’Elisa che sta poco bene!”. In realtà io stavo benissimo, nessuna contrazione ancora. Rimanendo seduta sul water ho chiamato la Chiara che mi ha risposto subito, dicendo che sarebbe venuta a controllare se si trattava davvero della rottura delle acque. Intanto papà, eccitato ma controllato, ha iniziato a fare mente locale delle cose che c’erano da fare. Io intanto mi dicevo “ma no dai, vedrai che non si sono rotte le acque, sarà un falso allarme…non sto mica per partorire…”. La Chiara è arrivata quasi subito e con uno stick ha controllato se si trattatava di liquido amniotico e lo stick è risultato positivo. Allora visto che ancora non avevo contrazioni ci ha detto che sarebbe tornata dopo un’oretta e ha dato incarico a papà di monitorare le contrazioni in caso cominciassero. Di lì a poco sono cominicati a venirmi gli ormai familiari dolori tipo mestruali. Mi sono sistemata in sala, sul divano, papà ha acceso le luci basse, ha messo su il mio CD di musica rilassante per il travaglio e si è seduto con me registrando con cronometro alla mano la distanza tra una contrazione e l’altra e la durata. Dopo un’oretta è tornata la Chiara, trovandomi in evidente travaglio. Io ero davvero rilassata, era fantastico poter fare il travaglio a casa mia, con Chiara e papà, in quell’atmosfera calma. Tra l’altro il dolore sembrava essere davvero gestibilissimo, quando arrivava la contrazione alzavo un dito e papà faceva partire il cronometro, respiravo profondamente e affrontavo l’onda, che in quello che mi sembrava pochi secondi si spegneva completamente, facendomi tornare totalmente in me, sorridente, e riprendevo a chiacchierare con i miei compagni di avventura. Tutto questo era molto diverso da ciò che finora avevo vissuto come dolori mestruali: 4 ore ininterrotte di dolore all’apice della contrazione, niente pause. Il travaglio era stupendo a confronto! Il dolore vero durava solo pochi istanti per poi scomparire totalmente lasciandomi mezza addormentata. E intanto pensavo “sarà meglio che io cerchi di dormire tra una contrazione e l’altra, sicuramente andrò avanti per tutta la notte e forse anche oltre!” però in realtà non ci riuscivo. Guardavo Chiara e Carlo e mi dispiaceva che loro fossero lì probabilmente ad annoiarsi e chissà per quanto tempo, anche se loro continuavano a ripetermi di non preoccuparmi.
A un certo momento durante una contrazione ho sentito di dovermi accovacciare per terra, dove papà aveva steso un asciugamano (per fortuna) e ho avuto una grande perdita di liquido limpido, che la Chiara ha costatato essere di nuovo liquido amniotico. Risalita sul divano tra una contrazione e l’altra ho anche avuto bisogno di vomitare un paio di volte nel catino che avevo previsto mi sarebbe proprio servito per questo scopo. Ero felice di aver vomitato perché sapevo che questo avrebbe accelerato il travaglio e inoltre vomitare mi dava anche sollievo. Come era sempre successo in anni di dolori mestruali d’altronde.
Stavo in ginocchio, accovacciata contro lo schienale del divano e oscillare il bacino quando arrivava la contrazione era di grande aiuto e sollievo.
Io continuavo a dirmi che sicuramente sarebbe stata lunga…insomma, i dolori veri dovevano ancora arrivare no? Invece no. Erano quelli. Dopo un lasso di tempo indefinito che poi ho saputo essere un paio di ore di travaglio la Chiara mi ha visitatat e detto che se ero d’accordo secondo lei si poteva partire per l’ospedale. Io ho pensato “ma come, di già? no…io volevo fare tutto il travaglio a casa…” però guardando la faccia di papà ho capito che per non farlo preoccupare era meglio partire. Io comunque ero serenissima, sentivo che stava andando tutto bene e avevo fiducia in tutto quello che il mio corpo e tu stavate facendo ed ero sorpresa che fosse tutto così affrontabile, sarei rimasta tranquillamente a casa, chi aveva bisogno dell’ospedale? Mentre papà preparava l’auto io e Chiara siamo salite su in camera. L’idea era quella di farmi un bagno caldo prima di partire. Papà aveva riempito la vasca di acqua bollente ma mentre me ne accorgevo mi è arrivata giusto una contrazione quindi mi sono infilata comunque nella vasca, con l’acqua che scottava. Devo dire che però quella temperatura era fantastica per tenerci in ammollo il pancione e mi ha dato davvero molto sollievo dall’inguine in su! Non appena è finita la contrazione però ho detto “aprite di botto l’acqua fredda!” Avevo tutta la pelle rossa ah ah! Si stava davvero bene nell’acqua comunque e credo che quel bagno abbia davvero aiutato perché quando sono uscita dalla vasca le contrazioni erano davvero molto ravvicinate, tanto che dopo che Chiara mi ha aiutata a rivestirmi, ogni due passi che facevo mi dovevo accucciare a quattro zampe per affrontarle. Abbiamo raggiunto l’ascensore nel quale sono entrata gattonando, con grandi risate di tutti noi tre! Raggiunto il piano terra sono salita in auto che papà aveva riempito con coperte e cuscini e ho trovato la posizione a me più comoda, seduta dritta tra i sedili posteriori e quelli anteriori, un po’ in sospensione, perché appoggiare l’osso sacro sul sedile mi dava molto fastidio. La Chiara a ogni contrazione mi massaggiava vigorosamente la schiena a livello lombare, dandomi tanto solievo. Le luci dei semafori e degli alberi di Natale per strada erano come più vivide, era stranissimo guardare il paesaggio. Papà guidava ed ero felice di vederlo calmo. Verso la fine del viaggio ho cominciato a sentire il bisogno di spingere. Siamo arrivati all’ospedale di Pieve dove mi hanno subito visitata e constatato una dilatazione di 9 cm. L’ostetrica era davvero antipatica e si è arrabbiata perché dovevamo arrivare prima a sua avviso. Io ero felicissima invece di aver fatto tutto il travaglio a casa mia! Era perfetto essere arrivati in ospedale giusto per il parto. Sono stata subito portata in sala parto dove ancora una volta ero completamente serena, zen direi, era come se nella sala ci fossimo solo io Carlo e Chiara, non me ne fregava nulla dell’ostetrica arrabbiata e ho finito per collaborare con le sue richieste lasciandomi mettere il monitoraggio fetale e desistendo dalle mie speranze di mettermi in una posizione di mia scelta per il parto. C'era però una ginecologa bionda, gentilissima, che ricordo ha abbassato le luci e l'ho ringraziata perchè mi faceva piacerestare nella penombra. Ad ogni modo tutto è andato benissimo, Carlo mi era accanto e Chiara mi rassicurava sul fatto che mi sembrasse di non fare progressi mentre invece la tua testolina a ogni spinta avanzava. Infatti dopo circa 45 minuti sei scivolata fuori senza ne tuoi pianti ne mie grida e con un regalo: nessuna lacerazione. Quando ti ho vista mi sono stupita che i miei sforzi avessero permesso il passaggio di tutto quel popò di bimba, mi eri sembrata molto più piccola mentre uscivi. Eri di colore violaceo, con un viso rilassato e tanti capelli neri e nella poca lucidità del momento ho pensato “ecco Viola! È normale che sia di questo colore, è Viola!”. Ho guardato papà che in quel momento scoppiava a piangere per la felicità e ci siamo baciati.

Elisa